Pangea, per donne in Afghanistan venga riconosciuto l'apartheid
A Ginevra per la 56ma sessione del Consiglio Diritti Umani Onu
"Per le donne in Afghanistan venga riconosciuto l'Apartheid di genere"!. Lo chiede Simona Lanzoni, vice presidente di Fondazione Pangea, presente a Ginevra per la 56esima sessione del Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite alla vigilia della Giornata mondiale del rifugiato. "Ieri abbiamo ascoltato la dichiarazione dell'ambasciatore italiano a Ginevra, Vincenzo Grassi e abbiamo apprezzato la posizione presa dall'Italia che - ha sottolineato - condanna le restrizioni imposte dal governo talebano alle donne. Da oltre 20 anni a questa parte, il nostro lavoro è quello di ascoltare i bisogni delle donne, dei bambini e delle persone in generale, di accoglierle e di accompagnarle, nel resto del mondo, come in Afghanistan. Le donne afghane che hanno partecipato ai diversi panel a Ginevra, ricordano che non possiamo permetterci nessun passo indietro sui diritti umani e che questi ultimi devono essere sostenuti dalla comunità internazionale, anche negli incontri politici come quello che verrà di Doha prossimamente". Tutte le associazioni e le attiviste presenti agli incontri di questi giorni, ricorda Pangea, chiedono con forza che gli Stati, inclusa l'Italia, supportino la richiesta di codificare il crimine di Apartheid di genere, ovvero la segregazione per legge delle donne e la loro completa esclusione dai vari ambiti della vita. Inoltre chiedono che vengano creati quei meccanismi di giustizia affinché il governo de facto talebano sia responsabile di quanto succede nel loro paese. "Confidiamo che l'Italia - conclude Lanzoni - possa svolgere un ruolo rilevante per quel che riguarda il processo di definizione dell'Apartheid di genere e possa spingere per la partecipazione delle donne e della società civile negli incontri di Doha".
O.Meyer--HHA