Trovate microplastiche anche nel cervello umano
Localizzate nei bulbi olfattivi, potrebbero risalire dal naso
Le microplastiche sono state trovate per la prima volta nel tessuto cerebrale umano: la loro presenza è stata documentata in otto individui a livello dei bulbi olfattivi, le strutture alla base del cervello deputate a una prima elaborazione delle informazioni provenienti dal naso. Finora, invece, le microplastiche erano state trovate nel cervello umano solo all'interno di coaguli di sangue, non nei tessuti veri e propri. La scoperta, che apre nuovi scenari anche per le malattie neurodegenerative, è pubblicata su Jama Network Open da un gruppo di ricerca internazionale guidato dall'Università di San Paolo in Brasile. "Sebbene le microplastiche siano state rilevate in vari tessuti umani, la loro presenza nel cervello umano non era stata documentata finora, e questo solleva importanti interrogativi sui potenziali effetti neurotossici e sui meccanismi con cui le microplastiche potrebbero raggiungere i tessuti cerebrali", scrivono i ricercatori. Lo studio dimostra che le microplastiche rinvenute nel cervello sono per lo più fibre e particelle di polipropilene: si tratta di uno dei polimeri più diffusi, utilizzato in un'ampia varietà di articoli che spazia dagli imballaggi alle componenti per auto fino ai dispositivi medicali. Le dimensioni delle particelle variavano da 5,5 a 26,4 millesimi di millimetro (micrometri), praticamente un quarto di un capello umano. Ricerche precedenti avevano già dimostrato che le particelle di inquinamento atmosferico risalgono le vie dell'olfatto fino al cervello: questo ultimo studio suggerisce che le microplastiche potrebbero utilizzare lo stesso percorso, passando attraverso piccoli fori nella lamina cribrosa appena sotto il bulbo olfattivo. "L'identificazione delle microplastiche nel naso e ora nel bulbo olfattivo, insieme ai percorsi anatomici vulnerabili, rafforza l'idea che la via olfattiva sia un importante sito di ingresso per particelle esogene nel cervello", concludono i ricercatori.
E.Mariensen--HHA